I BAMBINI DI  CHERNOBYL 25 ANNI DOPO
INCONTRO IN PARROCCHIA PER ADOZIONI


Biagio Tedone  e Mimmo Scarano


26 aprile 1986 La centrale nucleare di Chernobyl esplode. Una nube tossica invade il paese dirigendosi poi verso i paesi scandinavi e il resto dell’Europa. È il peggiore disastro nucleare di tutti i tempi, un disastro che nessuno aveva previsto e che nessuno sa come arginare.

E le conseguenze non tardano certo a farsi vedere, conseguenze che ancora oggi si fanno sentire con tutto il loro peso.
Moltissime persone ammalate, molti i bambini  nati con malformazioni e tumori.
Un disastro nucleare, un disastro mondiale, un disastro che ci fa provare orrore e disperazione.


Ritornando oggi in quei luoghi si incontrano paesi e strade completamente deserti dove è possibile scorgere i segni di una civiltà passata che lì ha trascorso la sua vita felice sino al momento del disastro. Sono emblematiche le scuole, i giochi dei bambini, i luna park vuoti perché ci ricordano davvero che lì un tempo c’è stata la vita.
Il disastro di Chernobyl è diventato un fardello per una generazione di bielorussi, il paese più contaminato dalla nube radioattiva.

Non sono bastati 25 anni per far diminuire il rischio di tumore nelle persone che abitavano vicino alla centrale di Chernobyl al momento dell'incidente. Bambini e ragazzi che bevvero latte o mangiarono formaggio contaminato, nei giorni che seguirono l'esplosione, continuano ancora oggi a rischiare di ammalarsi di tumore alla tiroide.

I bambini sono i più esposti a rischi di radiazioni. Ed e’ proprio di questo che oggi, 14 aprile ,  nella nostra parrocchia, Biagio Tedone  e Mimmo Scarano, ci hanno parlato. Loro sono due collaboratori della Caritas diocesana che ormai da diversi anni aderisce al progetto di accoglienza di bambini e ragazzi bielorussi per il programma di risanamento climatico.
Il tempo non ha cancellato ciò che è accaduto e che inesorabilmente continuiamo a rivivere ma ciascuna famiglia può fare qualcosa per questi ragazzi. Un regalo speciale: l’accoglienza, aria pulita, cibo sano ma soprattutto il senso di famiglia.

Manuela Zotti